I forti della Valtellina
Forte Montecchio (Colico)
Forte Sertoli (Tirano)
Forte di Oga (Bormio)
Forte Fuentes (Colico)
Colico: un punto strategico a guardia della Valchiavenna e della Valtellina
Il grande piano alluvionale, formato nel tempo dai detriti portati dall'Adda e dal Mera, segna l'ingresso della Valtellina e della Valchiavenna e inizia subito a Nord di Colico. Nei pressi di questa cittadina, "in cima" al Lario, si trovano tre emergenze rocciose rivestite dalla boscaglia che sporgono dal piano attirando l'attenzione. Si tratta dei "Montecchi", nomignolo che ben descrive queste piccole e curiose collinette. Le carte topografiche riportano un "Montecchio Sud", e un "Montecchio Nord", fra i quali è racchiuso il piccolo golfo dove si trova il porticciolo di Colico. Non è invece nominato il più settentrionale dei monticelli, quello che, proprio per questa sua posizione, fu scelto nel 1603, dal conte di Fuentes per erigere una grandiosa fortezza a difesa dei territori del comasco e del milanese. Il Forte Lusardi sorge invece sulla sommità del Montecchio Nord.
Le due fortezze, costruite in epoche diverse, sono un'importante testimonianza di quanto strategica sia stata questa porzione di territorio nel corso dei secoli.

Tirano: La Velle di Poschiavo può essere un pericoloso ingresso attraverso il passo del Bernina.
In ossequio alla strategia militare del tempo, che prevedeva più linee di difesa successive, una di queste era posta addirittura sopra l’Aprica nella zona del Pian di Gembro, in comune di Villa di Tirano, luogo assai favorevole per controllare a un tempo Valtellina, Valposchiavo e Val di Córteno (Valcamonica).
Si tratta delle linee arretrate della Difesa della Valtellina durante la Grande Guerra. Esse facevano parte del cosiddetto “Sbarramento del Poschiavino” e del “Presidio del Passo di Aprica”, tesi a difendere la Valtellina centrale e il valico strategico dell’Aprica, che collegava il settore valtellinese con quello dell’alta Valcamonica.
La locuzione “Sbarramento del Poschiavino” può trarre in inganno; in realtà Poschiavino si riferisce al torrente che scende dalla valle elvetica di Poschiavo, posta proprio di fronte a nord. Attraverso di essa sarebbe potuta calare un’invasione austriaca che, violando per un breve tratto la proverbiale neutralità svizzera, avrebbe potuto puntare su Tirano e, di lì, su Édolo e/o Sondrio, aggirando le nostre difese allo Stelvio e al Tonale. Per questo le opere difensive erette dall’esercito italiano, già a partire dal periodo pre-bellico presero il nome di “Sbarramento del Poschiavino”.
Inizialmente esse fecero perno essenzialmente sul Forte Canali (poi Sèrtoli), costruito nell’omonima località sopra Tirano, che con i suoi pezzi da 149 mm. batteva la valle e la Ferrovia Retica (quella dove oggi transita il famoso trenino rosso del Bernina).
Con lo scoppio della Grande Guerra e il nostro intervento contro l’Austria, il pericolo si fece maggiore e tutta l’area di Tirano fu trasformata in un vero campo trincerato, con opere di difesa, reticolati, trincee, postazioni di artiglieria, stradelle, mulattiere e teleferiche. Anche il Passo d’Aprica fu fortificato e le opere del Monte della Croce fanno parte di questo insieme di strutture.

Bormio e il controllo della strada dello Stelvio e altri importanti valichi alpini
Il Forte Venini, meglio conosciuto come Forte di Oga, è ubicato ai margini della riserva naturale del Paluaccio di Oga ed è facilmente raggiungibile in pochi minuti percorrendo la strada dhe dal ponte sul torrente, emissario meridionale della torbiera, sale lungo la contropendenza del Dossaccio. La storia del Forte cominciò circa 100 anni fa quando, nel 1899, la Commissione Suprema di Difesa stabilì che, per la difesa della strada dello Stelvio, fosse necessario costruire una postazione di artiglieria fortificata alle Motte di Oga. Qui è visibile ancora oggi, seppur parzialmente nascosta dall'avanzare del bosco, una struttura a pettine interrata ed i ruderi di una caserma. L'idea, grazie alla tranquillità garantita in quel periodo dalla triplice alleanza, venne poi abbandonata per qualche anno finché, nel 1908, le difese della Valtellina tornarono ad essere considerate di primaria importanza. Si iniziò così ad eseguire la strada che dal fondovalle raggiunge le Motte di Oga. Nel frattempo il Comando individuò la posizione del Dossaccio (1740 m. slm) e, ritenendola più idonea al posizionamento del Forte, la prescelse per l'ubicazione della struttura militare. L'area delle Motte, trovandosi ad una quota di circa 300 metri inferiore, venne infatti considerata troppo esposta agli eventuali tiri dei nemici e meno favorevole alla difesa di un ampio territorio. Dal Dossaccio era invece possibile colpire obiettivi al Passo del Foscagno, alle Bocchette di Pedenolo, al Passo delle Torri di Fraele, allo Stelvio ed in Valfurva. Il particolare orientamento Est-Ovest del Forte fu progettata affinché i cannoni a lunga gittata, analogamente a quanto avviene sulle navi militari, potessero ruotare e difendere tutti i passi ed i valihi potenzialmente soggetti al pericolo austriaco.