Forte di Fuentes
Colico (Lecco)
Vai alle foto
La visita al forte
Agli inizi del XVII secolo Valtellina e Valchiavenna erano saldamente in mano alle Tre Leghe, i Grigioni, alleate con la Repubblica di Venezia e la Francia. Il territorio era divenuto nei secoli un punto di vitale importanza per queste e per altre potenze come lo Stato di Milano, asservito alla Spagna, e l'Impero Asburgico. Ognuno ambiva possedere il controllo degli strategici valichi delle Alpi Retiche, facili e dirette vie da e per il Nord Europa. Le ragioni della Serenissima erano più che altro legate ad esigenze commerciali. Per la Spagna, invece, il possesso dei transiti avrebbe facilitato l'invio di truppe nelle Fiandre, mentre per gli Asburgo, suoi alleati, Valtellina e Valchiavenna erano comodi corridoi dal Tirolo alla Pianura Padana. Consci dell'importanza dei loro possedimenti i Grigioni godevano di quest'importante rendita di posizione, "corteggiati" da tutte le grandi potenze europee di quel tempo. Ma le Tre Leghe non nascondevano neppure velleità espansionistiche verso Sud. Già si erano spinte nei territori delle Tre Pievi (Gravedona, Dongo, Sorico) ed era evidente che Como fosse la loro preda più ambita.

In questo turbolento quadro storico s'inserisce la figura di Pedro Enriquez de Acevedo conte de Fuentes, valorosissimo condottiero spagnolo, nominato governatore dello Stato di Milano nel 1600 in sostituzione di don Giovanni Ferdinando Velasco.
Abilissimo stratega e raffinato diplomatico, il Fuentes non perse tempo e, una volta insediato, tentò subito di stringere una qualche forma di alleanza coi Grigioni. Visti vani i suoi sforzi, e temendo la minaccia che poteva venire al territorio di Milano dal Nord, il governatore diede il via alla costruzione di una grande fortezza nei Piano di Colico, all'ingresso di Valtellina e Valchiavenna. L'impresa era vista con favore anche dal Papa che considerava l'opera una difesa contro il possibile dilagare del protestantesimo nonché una testa di ponte per tentare di riportare il cattolicesimo nelle terre occupate dalle Tre Leghe.

Il complesso fu realizzato a tempo di record (si dice in pochi giorni, in realtà l'astuto conte fece innalzare palizzate in legno per ingannare le spie nemiche e poter lavorare con tranquillità) dall'ingegnere militare Gabrio Brusca, coadiuvato dal capitano d'artiglieria Christobal Lechuya. Molto opportunamente si decise di costruire sull'ultima e più settentrionale delle quattro emergenze rocciose, i "Montecchi", che delimitano a meridione il Piano di Spagna. In tal modo si toglieva al nemico la possibilità di usare un'altra di queste sommità, per edificare un analogo fortilizio.
P
er dovere d'informazione il primo Montecchio (Ovest) è quello di Piona, dove sorge l'abbazia, segue quello in località Laghetto (Sud), appena dopo Colico si trova il Montecchio Nord che ospita l'omonimo forte della Grande Guerra e infine viene il Montecchio di Fuentes o Montecchio Est.
La fortezza, di pianta irregolare, misura 300 metri in lunghezza e 125 in larghezza; è dotata di una costruzione a "U" che comprende gli alloggiamenti dei soldati, il palazzo del governatore, la chiesa, il mulino con il forno, alcune cisterne per l'acqua e, nei sotterranei, i magazzini.
Invano i Grigioni tentarono di scoraggiare e di impedire la realizzazione del fortilizio, che venne terminato nel 1605 (ma era già operativo nel 1603), con la conclusione dei lavori da parte dell'ingegnere militare Giuseppe Piotto, subentrato al Brusca, morto quello stesso anno.
La fortezza fu, con buona probabilità, la maggior opera difensiva mai realizzata fra queste vallate. La sua importanza strategica fu notevole e sicuramente fu un buon deterrente contro le velleità espansionistiche retiche. In caso d'invasione un simile bastione non poteva essere ignorato: doveva essere preso. Ma la perdita di tempo necessaria alla sua conquista, avrebbe permesso agli avversari di reagire con maggior ordine e decisione.

Nel 1620 inizia in Valtellina la rivolta che prenderà il nome di "Sacro Macello" con conseguenze guerresche che dureranno per un ventennio. In questo periodo il forte di Fuentes funziona da valida sentinella.
Per molti anni il Forte de Fuentes restò a vigilare le "porte delle Alpi", come una sorta di Fortezza Bastiani nel Deserto dei Tartari. Nessuno osò mai attaccarlo, mentre esso fu impiegato più volte come base d'appoggio per operazioni militari in Valtellina e Valchiavenna.
Nel 1735 il ducato di Milano, dopo tanti travagli, cambia definitivamente padrone, gli austriaci subentrano agli spagnoli e Carlo VI d'Austria diventa duca di Milano.
Nel 1769 è duca di Milano l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo, figlio di Maria Teresa. Dopo una visita al "forte" lo dichiara militarmente inutile e nel 1782 il "Fuentes" viene soppresso e il colle che lo ospitò, messo all'asta, diventa proprietà privata.
Nel 1796 Napoleone Buonaparte entra in Milano. L'imperatore, su richiesta dei grigioni, ordina la distruzione del forte, ormai pacifica dimora agricola. Da Como salgono centinaia di guastatori diretti dal generale francese Rambeau e la colossale fortezza cade a pezzi.
Negli anni compresi fra il 1820 e il 1859 trovano rifugio fra le rovine del forte e nei suoi sotterranei gruppi di banditi che la gendarmeria austriaca, non riuscendo a sgominare, si limita a controllare. Nei primi decenni del nostro secolo lo Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano ipotizza la costruzione di un'opera fortificata in "Pian di Spagna" a sbarramento delle direttrici Adda e Mera. Per la sua ubicazione non ottimale è scartato il forte di Fuentes la cui collina è però inserita quale ipotesi di osservatorio e postazione sussidiaria delle artiglierie in appoggio al Forte Montecchio Nord (o forte Lusardi), realizzato fra il 1905 e il 1914.

Durante il conflitto 1915/18, nel quadro della linea difensiva "Occupazione Avanzata Frontiera Nord" sulla collina di Fuentes è costruita una cannoniera per artiglieria campale pesante a nord della tenaglia spagnola di settentrione, e per togliere al nemico ogni punto di riferimento i genieri demoliscono la torretta rotonda spagnola che si erge ancora sul lato ovest.
Oggi il forte spagnolo, divenuto proprietà della Provincia di Lecco, chiaramente leggibile nelle strutture e infrastrutture, è immerso nella pace del maestoso paesaggio alto lariano.