Forte di Oga (Forte Venini) Bormio (Sondrio) |
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La costruzione della struttura militare cominciò nel 1909 e terminò poco prima dell'esplosione della I guerra mondiale. Il forte fu attrezzato con 4 cannoni aventi una gittata di circa 13 Km, sufficiente per poter superare lo Stelvio e raggiungere Trafoi, paese all'epoca ricompreso all'interno del confine austriaco. Durante il conflitto le vedette italiane, che stazionavano sui crinali di fronte al Forte, trasmettevano al comando del Dossaccio, mediante linee telefoniche, preziose informazioni sugli obiettivi da colpire. Una volta ricevute le notizie i cannoni venivano posizionati affinché la traiettoria dei proietti potesse raggiungere gli obiettivi prescelti. Per i primi colpi venivano utilizzati dei traccianti per verificare l'esattezza del tiro. Dai crinali le vedette comunicavano al comando gli eventuali "aggiustamenti di tiro" necessari e, una volta raggiunto con i traccianti l'obiettivo, i cannoni cominciavano a sparare. Lo scopo del Forte non era comunque quello offensivo, bensì quello di interdire il passaggio di truppe nemiche sulla strada dello Stelvio, poter colpire il Passo delle Torri di Fraele e gli accessi di Valdidentro e Valfurva. Le artiglierie del Forte operarono efficacemente durante tutto il periodo della Grande Guerra, tanto che alcune testimonianze degli anziani locali raccontano che: "Tremavano i vetri delle case a Bormio quando sparavano dal Forte di Oga! Sparavano al di la dello Stelvio, su Gomagoi e Trafoi!". Nel 1935 fu costruita sul lato di monte della strada che dalla Riserva del Paluaccio di Oga conduce al Forte, una casermetta per la guarnigione che da quell'anno alloggiò qui e non più al Forte. Terminata la Prima Guerra Mondiale il Forte fu presidiato da un reggimento di trenta uomini della fanteria e poi dell'artiglieria di montagna sino al 1938, anno in cui la struttura militare venne intitolata al valtellinese capitano Venini, medaglia d'oro al valor militare. Da quell'anno sino all'8 settembre 1943 è di stanza un reparto del XII settore G.A.F. (Guardia Alla Frontiera). Nel periodo della Repubblica di Salò la caserma fu occupata dai fascisti e dai tedeschi che più volte prelevarono le armi per portarle a Sondrio. Il Forte non fu mai attaccato dai partigiani che vi fecero irruzione solamente nella primavera del 1945. Al termine del conflitto il Forte fu abbandonato dalle truppe, ma rimase custodito sino al 1958 quando l'esercito decise di abbandonare definitivamente la struttura ritenendo esaurita la sua funzione. Prima dell'abbandono vennero murate porte e finestre come è ancora possibile intuire osservando l'arco di entrata al corridoio esterno. Parte del materiale presente venne venduto come rottame ed i 4 cannoni se ne andarono definitivamente dal Dossaccio. Mentre altre strutture militari come il Forte Montecchio Nord a Colico, ebbero la fortuna di venir sorvegliate dall'esercito sino ai primi anni ottanta, l'abbandono del Forte Venini sin dal 1958 favorì i furti e la distruzione di preziosi reperti storici. Solo a partire dl 1985, su iniziativa della Comunità Montana Alta Valtellina, il Forte di Oga è stato parzialmente ripristinato e riaperto al pubblico. |
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