Visita al Forte di Fuentes
Passato l'abitato di Colico, percorrendo la statale in direzione nord, si giunge al cimitero (sulla destra), una stradina a sinistra passa oltre la ferrovia per giungere a un bivio, prendendo a destra si raggiunge Forte Lusardi, a sinistra si va alle case di Monteggiolo, nei cui pressi ha sede un maneggio. Oltre le case si giunge ai piedi del Montecchio Est, sul quale si trovano le rovine del Forte di Fuentes. Un cancello in legno vuole scoraggiare l'accesso alla strada che sale sul monte; lo si aggira facilmente per iniziare la dolce salita che in breve raggiunge le mura della fortezza. Benché molto rovinato, il complesso militare rivela ancora la sua grande potenza. Particolarmente impressionanti sono gli edifici che si affacciano sulla vasta piazza d'armi. I recenti lavori di recupero della struttura e la conseguente pulizia dell'area dai rovi e dalle sterpaglie, hanno messo a nudo il complesso delle fortificazioni. Si raccomanda tuttavia di aggirarsi con cautela fra le rovine. Molti muri sono pericolanti; inoltre, sebbene gli accessi ai sotterranei siano ben protetti da pesanti coperchi, si possono celare altri buchi non segnalati. Dalla piazza d'armi la stradina sale fino alla sommità della collina, dove si trovano altre fortificazioni fra cui anche alcune opere di difesa qui erette durante la Grande Guerra. Il panorama si apre verso Nord sulla Valchiavenna e verso Est sulla Valtellina. Ai nostri piedi scorre l'Adda, oltre la quale il Piano di Spagna si stende uniforme, caratterizzato dalle grandi parabole del centro Telespazio.

In dettaglio
Possiamo a buon diritto considerare il Forte di Fuentes un'opera innovativa per quell'epoca come concezione, soprattutto nella costruzione robusta in grado di resistere ad artiglieria ben più potente di quella dei suoi tempi.
Ciò che resta di esso è un insieme impressionante di romantiche e bellissime rovine protette e curate con devozione da un "manipolo" di volontari.
Dopo aver ammirato la grandiosa Porta Reale, distrutta dal Genio Militare per allargare il passaggio dei trasporti del materiale utile a edificare le batterie per la Linea Cadorna e far transitare comodamente l'artiglieria del 1916, si entra nella Piazza d'Armi con sulla destra i ruderi dei quartieri che ospitavano la truppa con di fronte l'imponente palazzo del comando e la chiesa (svuotata e senza tetto) di Santa Barbara.
Sotto la Piazza d'Armi si sviluppano ampi e interessanti sotterranei che fungevano da magazzini e che si possonovisitare (con molte cautele). Vicino al palazzo del Comando una rampa consente di salire sulla parte alta del forte (bella vista sull'intera opera) da dove, passando a lato del tenaglione doppio, sito sul roccione più alto del complesso, si arriva a scorgere una voragine rettangolare artificiale misteriosa, forse scavata nella roccia sfruttando un anfratto naturale per servire da riserva d'acqua oppure con l'idea, poi abbandonata, di iniziare la costruzione di una serie di passaggi sotterranei; ora essa è invasa da terriccio e vegetazione. Oltre la fossa vi sono le piazzole edificate nel 1916 che ospitavano le due batterie blindate poste in due linee ad angolo per un totale di otto pezzi da 149A; nella prima gli appostamenti affiancati e protetti da una tettoia sono costruiti in calcestruzzo con piccoli locali laterali per le munizioni e puntavano verso Gravedona. La batteria nord, più robusta e meglio rifinita nella blindatura, aveva un'ampia riserva sotterranea con volta a botte ed entrata laterale, il cui stile di costruzione e la traccia di un'altra porta cementata tradisce il riutilizzo di un'antica struttura. Questa batteria controllava la Valchiavenna.

Tratto dalla guida: "La Linea Cadorna" di Ambrogio Viviani e Roberto Corbella edito da Macchione Editore - 10,33 €