Breve storia della fortezza
Le prime testimonianze dellíesistenza, sul roccione che domina l'abitato di Exilles, di strutture militari che saranno trasformate in fortificazioni più imponenti per difendere il vicino confine tra Savoia e Delfinato prima, e tra Italia e Francia poi, risalgono al VII secolo, quando il cronista di Novalesa parla di una torre distrutta dai Franchi in discesa dal Monginevro.
I primi documenti relativi alla fortificazione risalgono però alla seconda metà del 1100. I custodi della fortezza, sono i Bermond di Briancon, che nel 1200 vengono sostituiti dagli Aurici di Cesana. In questi anni sono i montanari locali con le loro corvèe (tagliare pietre e portare calce gratuitamente) a dare alla fortezza la sua prima fisionomia. La prima descrizione del castello (raro esempio di castello di strada) risale al 1339: la pianta è quadrangolare con due torri, più stanze, magazzini, stalle e ricetti merlati per ospitare i contadini in caso di assedio.
Un castello che tradisce la sua vocazione di baluardo di difesa (più che di abitazione) verso la bassa valle, ovvero verso i Savoia, sulla strada che dal Piemonte porta in Provenza attraverso il Monginevro.
Tra battaglie più o meno cruente si arriva alla discesa in Italia di Carlo VIII. Tra il 1494 e il 1496 il forte diventa deposito di armamenti e munizioni: per farli entrare vengono demoliti i portali gotici e allargata la mulattiera. Anche l'uso delle armi da fuoco impone modifiche all'architettura, mentre la guarnigione è composta da molte decine di uomini reclutati nei dintorni (a giudicare dai nomi sui ruolini delle paghe: Vasson, Bermond, Deyme).
Nel 1601 il confine tra Savoia e Delfinato viene posto tra Gravere e Chiomonte. Si impongono lavori di ammodernamento sotto la guida dell'ingegner Jean de Beins, poiché la vecchia struttura castellana non è più in grado di reggere all'urto dell'artiglieria: vengono creati i bastioni e scavato il fossato nella roccia sul versante ovest.
La costruzione è imponente. La Rampa Reale verso il forte, mille passi sull'acciottolato, poi l'ingresso dalla Porta Reale.
Superata la prima Tenaglia, in salita lungo la Seconda, l'incontro con il Pozzo: 70 metri, una caverna, quattro anni di scavi nella viva roccia. Poi si sale ancora, ed ecco che si apre l'ampio spettacolare Cortile del Cavaliere: il nucleo centrale della struttura. Qui si affaccia, austera e severa, la cappella oggi spazio per incontri, esposizioni, concerti.
Accompagnati da una guida si può continuare la passeggiata alla scoperta della fortezza. Dalle Scuderie, con una ripidissima scala, si raggiunge il Basso Forte, si percorre il Grande Fossato sul quale incombe l'imponente Batteria Reale, si risale la scala detta "del Paradiso" e si sbuca nel Cortile delle Galere.
Un lungo anello all'interno della roccia alla scoperta dei vari livelli della costruzione. La salita ai sottotetti, complessi e altamente spettacolari, e ai tetti, dai quali si può ammirare uno straordinario panorama sulla val di Susa, si completa un itinerario di grande suggestione.
Le storie misteriose nate allíombra delle mura della fortezza sono numerose, e hanno per protagonisti spie, guerrieri, parroci, prigionieri.
Come quella che vuole prigioniero qui tra il 1681 ed il 1687 il misterioso personaggio passato alla storia come la Maschera di ferro, un personaggio la cui identità è rimasta sconosciuta, ma sul quale sono state fatte molte congetture: un fratello del Re Sole, un imbarazzante figlio nero della regina Anna, un personaggio noto protagonista delle lotte tra la nobiltà per occupare un posto nell'esecutivo di Luigi XIV.
Alla fine del XVI secolo le guerre di religione tra valdesi-calvinisti e cattolici insanguinano l'alta valle di Susa e il Forte passa alternativamente in mano ai Savoia (Carlo Emanuele I riesce a espugnarlo nel 1593) e ai francesi.
Nel 1708 la fortezza viene definitivamente conquistata dai Savoia e cinque anni dopo tutta l'alta valle passa al Piemonte con il trattato di Utrecht (1713).
I nemici ora possono arrivare solo da ovest, verso monte, così sotto la direzione di Ignazio Bertola, tra il 1728 ed il 1733, (regnante Carlo Emanuele III di Savoia) viene ribaltato il lato offensivo del Forte.
Ed è infatti contro i francesi che si svolge l'ultima battaglia della fortezza, durante l'assedio del luglio 1794, contro le truppe francesi del governo rivoluzionario.
La caduta dei Giacobini e la conseguente decisione del Comitato di Salute Pubblica di richiamare in patria tutti i reggimenti, decreta la fine delle attività bellicose ad Exilles.
La costruzione che si vede oggi non è però quella di allora, perché nel 1796 la pace di Parigi, imposta ai Savoia dai francesi, ne impone la demolizione, che avviene tra il 1796 e il 1798.
Il roccione diventa una spianata cosparsa di macerie, che nel 1806 Napoleone affida alla municipalità di Exilles. Bonaparte impone che sia lottizzata e venduta: con il ricavato il paese dovrebbe costruire una scuola. Ma il progetto naufraga.
Caduto Napoleone, il re di Sardegna, Carlo Alberto, ricostruisce il forte nella sua fisionomia attuale tra il 1818 ed il 1829 incaricando del progetto in successione il colonnello segusino Giovanni Antonio Rana, e Francesco Antonio Olivero.
Segue un ammodernamento nel 1844 che completa anche líarmamento: le bocche da fuoco sono ora 74 servite da 180 artiglieri.
La fortezza ha tre piani sovrapposti di fuochi, composti da settori autonomi ma comunicanti.
Alla fine del XIX secolo líingresso dellíItalia nella Triplice Alleanza rende necessario un nuovo potenziamento delle difese contro la Francia: arrivano i cannoni a retrocarica, che vengono però trasportati sul fronte orientale con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1915.
Il Forte, ormai disarmato, diventa campo di concentramento per prigionieri austriaci.
Da allora perde ogni funzione militare e mantiene solo il ruolo di centro di mobilitazione del battaglione alpino Exilles fino all'8 settembre 1943, quando viene definitivamente abbandonato. Nel 1978 il Forte passa in proprietà dal Demanio militare alla Regione Piemonte, che ne inizia il recupero.