Forte Busa Verle Lavarone |
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Si trova al confine tra la provincia autonoma di Trento e quella di Vicenza, poco a levante del passo di Vezzena a poche centinaia di metri dalla strada per Asiago a quota 1554 m. Sorge sopra un dosso prativo, poco elevato dall’altopiano di Vezzena nel territorio comunale di Levico su di un area di 208,58 mq. Costruito come gli altri della zona, tra il 1907 e il 1914. Armamento principale: Armamento secondario: Cenni storici: A sua volta, il forte ha subito 1.710 granate da 305 mm. e 3.135 da 280 mm. Il 25 maggio 1915 ebbe distrutta una cupola che causo cinque morti. Nei giorni successivi subì altri danni e solo una delle cupole era funzionante. Il 15 agosto una granata da 305 distrusse la cupola osservatorio provocando un morto. Sembra inoltre, che vista la sua inespugnabilità, gli italiani avessero pensato di scavare una galleria di mina per farlo saltare, ma la Strafexpedition aveva interrotto i piani. Il forte fu comandato dal Tenente Albrecht Hiebermann fino al 31.5.1915 e poi dal Tenente della riserva Julius Papak. La guarnigione era composta da nove ufficiali, 187 artiglieri e 50 Landschutzen. Fu dismesso dal Demanio il 12-08-1927 con R.D. n.1882 e il comune di Levico che lo acquistò il 28-12-1933 (assieme al forte del Pizzo di Levico ) per L. 2.600. Smantellato per recuperare ferro e acciaio, che furono venduti all’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia ( contratto del 12-03-1932). Notizie sull'opera: Si sviluppava sempre su due piani a parte l’ultimo gradone che era su di un piano solo, con due casematte metalliche fisse per mitragliatrici. Protetto tutto attorno da triplici ordini di reticolati. Era dotato di una cupola osservatorio che permetteva di illuminare lo spazio adiacente al forte. Era dipinto a macchie verdi-rossastre; e recintato da triplice ordine di reticolati. La controscarpa, dove erano piazzati dei pezzi, era collegata con il blocco delle batterie da una galleria di collegamento. Il fossato era scavato nella roccia è largo 8 metri e profondo altrettanto. L'aspetto attuale del forte si deve sia alla guerra che all'opera dei recuperanti, che anche in questo caso hanno provveduto a recuperare più materiale ferroso possibile con qualsiasi mezzo. Era dotato di illuminazione elettrica e possedeva una cisterna per l’acqua potabile che arrivava tramite tubazione, da una vicina sorgente. I collegamenti telefonici avvenivano tramite la centrale di M. Rover o direttamente con il forte Pizzo di Vezzena. Poteva collegarsi con il telegrafo ottico con i forti di Luserna e Pizzo di Vezzena. Malgrado tutto, rivela ancora la sua possente struttura che doveva sbarrare le provenienze dalla Val d'Assa. Dista dal forte di Luserna km.5.800 e da quello italiano del Verena km. 8.000. A ovest del forte, a breve distanza, vi sono parecchi appostamenti di artiglieria. Subito a nord vi è la trincea n°47, una ridotta vera e propria congiunta con un camminamento. Domina i prati di Malga Busa di Verle e proteggono la salita al sovrastante forte di Vezzena. Vie d'accesso all'opera: Scheda tratta da: http://www.fortificazioni.net/. |
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