Forte Belvedere
Lavarone
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Situato sulla sponda dirimpetto alla Val d'Astico su di uno sperone di roccia calcare grigia, incisa anche nel suo fianco occidentale da parecchi valloncelli scendenti sul Rio Torto, nei pressi della frazione Oseli di Lavarone a quota 1155 m.

Fu costruito tra gli anni 1908 e 1914.

Armamento principale:
Due obici da 10 cm. M.09 in cupole blindate girevoli ( gittata circa km.7.000), un obice da 10 cm. M06 (cupola intermedia) e due cannoni da 80 mm. in casamatta corazzata ( con un interasse di 19 m. ).

Armamento secondario:
Quattro cannoni da 60 mm. in casamatta e 22 mitragliatrici.

Cenni storici:
Appartiene all'ultima ondata di fortificazioni trentine. Faceva parte dello Sperre Lavarone. Il suo scopo principale era quello di vigilare sulla strada che risaliva dal vicentino ( probabile linea di penetrazione ). Una lapide ricorda il primo cannoneggiamento italiano subito dal forte dal 28 maggio all'11 giugno 1915. Fu il Belvedere, a sparare per primo verso le linee italiane alle 7 del 22 maggio 1915. Il 25 aprile 1916 alle 20.30 fu battuto regolarmente ogni 10 minuti da una granata da 280 mm.

In uno dei vari cannoneggiamenti italiani, fu centrata una cupola. La granata restò conficcata nella cupola. Ancora il giorno 26 fu preso di mira da grossi calibri italiani. Non fu mai assalito dalle fanterie italiane.

Il comandante del forte era il Tenente Johann Ritzinger del I Regt. Landesschutzen fino al 27.2.1915 e poi il Tenente Anton Perschitz e il Comandante della fanteria Tenente Fritz Trakl. Nel 1927 fu dismesso e radiato dalle opere militari con R.D. del 12.8.1927 nr.1882.

Il 1° maggio 1928 fu affittato per 29 anni al comune di Lavarone ad un canone annuo di 100 lire. Nell’anno 1935 il contratto fu rescisso, ma dopo tre anni fu nuovamente dato in affitto per altri 29 anni. Nel 1935 venne visitato dal Re Vittorio Emanuele III che lo proclamò monumento nazionale. Nel 1954 diventò proprietà della regione Trentino ( D.P.R. 30-6-1954 ) e poi venduto a un privato ( Vittorio Osele ) che lo risistemò e lo adibì a museo di se stesso.

Nel giugno di quest'anno (2002) c'è stata l'inaugurazione del forte nella veste attuale. La proprietà è ora del Comune di Lavarone. E' stata rifatta la copertura metallica del forte ed altri lavori di mantenimento.

E' stata inoltre allestita all'interno una particolare mostra sulla Prima guerra mondiale.

Notizie sull'opera:
In tedesco era chiamato Gschwent ed il suo motto era:" Per Trento basto io ". Progettista e direttore dei lavori fu l’Ing. Capitano dello Stato Maggiore del Genio Rudolf Schneider. Come per il forte Pozzacchio, era stato sfruttato uno sperone roccioso. Opera in casamatta, rivestita in pietra calcarea lavorata a scalpello. Il costo fu a quel tempo altissimo ( due milioni di corone d’oro austriache ). L'opera è divisa in due parti: la posteriore verso l'altopiano, raggruppava tutti i servizi mentre l'anteriore, verso valle, scavata parzialmente nella roccia, racchiudeva postazioni e osservatori.

Tra le due opere, un fossato scavato nella roccia, di dieci metri di larghezza e tra i sette e gli otto di altezza. Naturalmente esistevano dei passaggi sotterranei tra le due parti del forte (due poterne mettono in comunicazione il corridoio delle casematte di piano terra con la batteria degli obici ). L'edificio posteriore è il principale e si eleva su tre piani. L'ingresso è difeso da un bastione della stessa altezza, di pianta poligonale a sperone, di quattro lati contenente gli organi di fiancheggiamento ed in alto la centrale dei telegrafi ottici.

Al piani terreno si hanno i servizi igienici, il locale delle celle mortuarie, il corpo di guardia, la cisterna, la centrale termoelettrica con due gruppi diesel-dinamo e la batteria degli accumulatori; seguono le cucine e i depositi. Nei due piani sovrastanti trovano posto gli alloggi ufficiali e della guarnigione e i ripostigli.

La copertura è in calcestruzzo armato con putrelle di ferro poste su tre strati per uno spessore di 2,10 m.

La superficie che occupa è quasi un quadrato di 100 m. di lato. Vista la sua collocazione avanzata verso l'Italia, fungeva anche da osservatorio ed era collegato in maniera ottica con il forte Luserna e Cherle, attraverso la centrale di Monte Rust e quella del Goaz Covel ( Grotta delle capre ) di Carbonare anche con le altre fortezze facenti parte dello sbarramento.

Si possono vedere anche i depositi, dove stazionavano 10.000 proiettili per i pezzi e 500.000 colpi per fucili e mitragliatrici, che assicuravano un'autonomia di circa tre mesi.

E' da notare che nella parte posteriore, più facilmente accessibile a truppe nemiche, erano stati blindati tutti i fori per mezzo di feritoie, norma prudenziale in tutti i forti costruiti dopo il 1900.

Dal corridoio di batteria partono le gallerie colleganti tre fortini:

il fortino 1 è vicino alla batteria, consta di una costruzione in cemento, robusta, con la copertura spessa oltre 2,50 m., armato con due postazioni scudate per mitragliatrici nel cielo del fortino vi era una cupola osservatorio;

il fortino 2 è costruito in maniera simile ma è in parte a due piani ed è visitabile. L’armamento è simile al numero 1;

il fortino 3 era accessibile tramite una lunga galleria a gradini in discesa. In questo l’armamento consisteva di due postazioni scudate per mitragliatrici. Una era puntata verso sud e l’altra verso est ( Spileck ).

La guarnigione era composta dal comandante, tre subalterni, 138 artiglieri e 60 landschutzen.E' in assoluto il più ben conservato di tutti i forti austriaci ed è ancora oggi capace di trasmettere ciò che poteva essere la sua potenza e come la sua presenza potesse togliere ogni velleità di successo al nemico. Dista dal forte Luserna km. 3.750 e dal forte Cherle km. 4.425.

Dal forte dei trinceramenti talora su più ordini con robusti reticolati corrono in direzione ovest lungo il ciglione settentrionale dell’Astico fino alle Carbonare, in modo da sbarrare tutte le comunicazioni ascendenti da la valle all’altopiano.

Uno dei maggiori raggruppamenti di tali trincee è quello fra Carbonare, Girardi e Buse a cavallo della strada maestra che sale dall’Astico e qui si congiunge con la strada proveniente dall’altopiano di Folgaria, con quella da Vigolo Vattaro a Carbonare e con la strada che porta a Chiesa di Lavarone.

A nord del forte, con inizio allo spuntone di Spileck, si svolge una serie di trincee che corrono in direzione da sud a nord sul versante occidentale della valle del Rio Torto attraverso il "bosco in bando" e giungono fino al Monte Rovere, anzi più a nord fino alla stazione della teleferica e al raccordo con la strada che per la Val Zesta scende in Valsugana.

Via d'accesso all'opera:
Dall'abitato di Lavarone Cappella si prende la strada per Dazio. Poco prima della contrada Oseli, si parcheggia e si percorre a piedi una ex strada militare sulla sinistra, che dopo 1,5 Km porta al piazzale del forte. Visita a pagamento.

Scheda tratta da: http://www.fortificazioni.net/.