Monte Pasubio: Strada delle Gallerie o della 1a Armata
La storia:
Tra le mulattiere di guarra che salgono al Pasubio, la Strada delle Gallerie o della 1a Aemata, che da Bocchetta Campiglia (mt. 1216) conduce a Porte del Pasubio (mt. 1928), rappresenta un percorso di straordinario interesse storico e ambientale.
La sua realizzazione è stata definita "impresa di giganti, che nessun'altra opera eguaglia su tutta la fronte europea", "miracolo di ardimento e lavoro di incomparabile grandiozità", "vera e propria meraviglia nei fasti dell'ingegneria militare". Fu certamente il risultato di "tenaci volontà, di lavoro esemplare, di sacrificio e abnegazione, di commovente spirito di emulazione fra le squadre dei genieri minatori addetti alla costruzione", come ebbe a sostenere il capitano Corrado Picone, allora comandante di quegli uomini.
Progettata dal tenente ing. Giuseppe Zappa per incarico del comando della 1a Armata, fu realizzata dalla 33a compagnia minatori del 5° regimento Genio e da 6 centurie di lavoratori militarizzati. La sua costruzione doveva sostituire, nella parte più esposta alle artiglierie austro-ungariche e più pericolosa al transito invernale per le numerose valanghe, la camionabile Ponte Verde-Colle Xomo-Bocchetta di Campiglia-Porte del Pasubio.
Le difficoltà furono molte. Tutta la parte rocciosa, quella rivolta verso la Val Leogra, si presentava quasi inaccessibile. Proprio nel primo tratto, dalla Bocchetta di Campiglia fino a quasi quota 2023 dei Forni Alti, correva una lunga cresta tormentata da pareti nude e verticali, da guglie vertiginose e da canaloni oscuri e profondi, che non era mai stata percorsa: la Bella Laita.
La sola opera di rilevamento topografico, compiuto in uno degli inverni più rigidi e nevosi del secolo, dovette superare difficoltà estreme.
I lavori iniziarono nel marzo del 1917 e furono portati a termine in pochi mesi. Ai primi di novembre l'opera era realizzata fino a passo di Fontana d'Oro (43a galleria) e nel dicembre successivo giungeva alle Porte del Pasubio.
Il tracciato si svolge in una zona totalmente rocciosa. La sua lunghezza complessiva è di circa 6300 metri, dei quali 2300 distribuiti in 52 gallerie e i restanti tagliati a mezza costa. La larghezza minima misura 2,20 metri e quella media 2,50 metri; la pendenza media risulta del 12% e il raggio esterno minimo delle curve è di 3 metri.
Le gallerie, illuminate elettricamente e mediante finestroni aperti nella roccia, consentivano il transito di salmerie sia con carico centrale che laterale.
Sul bordo esterno dell'intero tracciato ed in corrispondenza delle finestre in galleria correva una ringhiera in ferro tondo sostenuta da paletti a T.
Quattro gallerie sono a tracciato elicoidale, la 19a è la più lunga, misurando 320 metri, mentre la successiva passa a spirale, per quattro volte su se stessa, entro un gigantesco torrione ed è, senza dubbio, motivo di curiosità e meraviglia per quanti percorrono la strada.
La Strada della 1a Armata, attraversando Porte del Pasubio, si accorda alla rotabile della Val di Fieno, che conduceva alle postazioni della Lora e del Cosmagnon attraverso la Strada degli Eroi con le altre undici gallerie e completa, con la galleria dedicata al gen. D'Havet, il già straordinario percorso. La Strada delle 52 gallerie in 6 chilometri supera dunque oltre 800 metri di dislivello.
Circa la sua efficacia, dal punto di vista strategico, basti dire che gli austriaci, perfettamente informati di ogni cosa, considerarono impresa vana e disperata ogni attacco.
I lavori iniziati in pieno inverno con una ventina di uomini arrivarono, nel periodo aprile-settembre 1917, nel tratto B. Campiglia-Fontana d'Oro, ad impiegare non meno di 600 persone. L'apertura della Strada richiese quasi esclusivamente lavori di mina, furono usati martelli perforatori ad aria compressa, l'erogazione della quale proveniva dall'impianto di Malga Busi. L'aria veniva compressa e spinta nella tubazione (con pressione di circa 5/6 atmosfere) da 2 motori di 100 e 60 hp ad olio pesante.
A Malga Busi era collocato anche l'impianto elettrico, con la cabina di trasformazione a Fontana d'Oro, che provvedeva all'illuminazione delle gallerie. L'esplosivo adoperato fu, a seconda della disponibilità dei magazzini di rifornimento, gelatina, cheddite, echo, salubite, vibrite e polvere nera.
Naturalmente tutto questo comportò l'organizzazione di un cantiere che previde la costruzione di grandiosi baraccamenti, di numerosi telefori (teleferiche a mano), la sistemazione di sentieri di servizio e di accesso al lavoro e lo stendimento di chilometri di tubi per l'erogazione dell'aria compressa. Opera questa che culminò nella posa della grande tubazione, issata per la Val Camossara e dalla quale si diramavano le tubazioni secondarie, da una parte verso la Bella Laita e dall'altra verso Fontana d'Oro ed il Soglio Rosso.
Visita guidata alla Strada delle 52 gallerie
Testo estratto dai pannelli esplicativi dislocati lungo il percorso a cura dell' ECOMUSEO GRANDE GUERRA PREALPI VICENTINE
La prima parte della strada, dopo un paio di tornanti che portano alla 1a galleria, prende quota con regolare e costante pendenza.
La mulattiera lungo il fianco di roccia della Bella Laita, taglia pareti a picco, fora costoni e pinnacoli, affacciandosi con stupende visioni sulla sottostante Val Leogra.
1a galleria CAPITANO ZAPPA (mt. 17)
Il tenente di complemento ing. Giuseppe Zappa, dal 17 gennaio al 22 aprile 1917 Comandante della 33a Compagnia Minatori (5° Reggimento Genio), studiò la realizzazione e portò a termine la costruzione della parte iniziale della strada mulattiera delle gallerie. La sua opera fu completata dal Capitano Picone che lo aveva sostituito quando egli era stato promosso capitano e trasferito alla direzione Aviazione di Torino.
2a galleria GENERALE D'HAVET (mt. 65)
Il col. Brig. Giuseppe D'Havet nel 1917 Comandante del Genio del V Corpo d'Armata, fu riconosciuto come uno dei più competenti ingegneri militari dell'Esercito. A lui è dedicata anche la grande galleria che all'inizio della strada degli Eroi mette in comunicazione la Val di Fieno con la Val Canale.
3a galleria ROVERETO (mt. 14)
4a galleria BATTISTI (mt. 31)
L'irredentista trentino Cesare Battisti, fu catturato durante la controffensiva del luglio 1916 e impiccato a Trento due giorni dopo. Il monte Corno di Vallarsa, luogo della cattura, divenne da allora Corno Battisti.
5a galleria OBERDAN (mt. 10)
Guglielmo Oberdan, irredentista triestino, nel 1882 dopo un attentato alla vita dell'Imperatore Francesco Giuseppe, fu scoperto e condannato a morte per impiccagione.
6a galleria TRIESTE (mt. 17)
7a galleria GENERALE CASCINO (mt. 35)
Il gen. Antonio Cascino, medaglia d'oro al V. M., Comandante dell'VIII divisione di Fanteria durante l'11a battaglia dell'Isonzo, il 29 settembre 1917 perse la vita in seguito alle ferite riportate sul Monte Santo.
Il percorso prosegue con forte pendenza; all'interno dell'8a galleria una diramazione porta verso le postazioni di artiglierie che dominavano la Val Posina, di fronte la successione continua verso i monti Majo, Coston, Borcoletta a dominare il valico della Borcola.
8a galleria GENERALE CANTORE (galleria cannoniera - mt. 23)
Il Gen. Antonio Cantore, alpino medaglia d'oro al V. M. comandante la 2a Divisione di Fanteria, cadde sulle Tofane il 20 luglio 1915.
9a galleria GENERALE ZOPPI (mt. 78)
Il Gen. Gaetano Zoppi fu per un anno, fino al giugno del 1916, il comandante del V Corpo d'Armata alle cui dipendenze era la zona del Pasubio.
10a galleria SAURO (mt. 12)
Nazario Sauro, irredentista istriano, medaglia d'oro al V. M. arruolatosi volontario nella Regia Marina Italiana, fu fatto prigioniero dagli austriaci nel 1916, processato e condannato a morte per fucilazione.
11a galleria RANDACCIO (mt. 28)
Il Magg. Giovanni Randaccio, medaglia d'oro al V. M., fante della Brigata Toscana, cadde il 28 maggio 1917 a Fonti del Timavo, sul Carso triestino.
12a galleria CAPITANO MOTTI (mt. 95)
Il Cap. Leopoldo Motti, emiliano di Reggio, geniere del V Corpo d'Armata, perì nell'esplosione della prima mina austriaca sul Dente Italiano, il 9 settembre 1917.
13a galleria FILZI (mt. 27)
Il sottotenente Fabio Filzi, irredentista istriano volontario nell'Esercito Italiano, seguì la sorte di Cesare Battisti. Fatto prigioniero dagli austriaci sul Corno di Vallarsa nel luglio del 1916, fu condannato e impiccato a Trento.
14a galleria CAPITANO MELCHIORI (mt. 61)
Anche il Cap. Melchiori, comandante della 26a Compagnia Minatori perì in Pasubio nell'esplosione della prima mina austriaca sul Dente Italiano.
15a galleria TORTONA (mt. 45)
La strada prosegue poco lontana dalla linea di vetta.
Le gallerie che seguono furono costruite con chiari intenti di offrire appostamenti per artiglierie fiancheggianti la linea di difesa ad oltranza. Tratti a mezza costa e finestre in galleria garantivano la copertura del tiro ora dal M. majo alla Pria Forà, ora dalla Borcola al M. Gamonda e fino a Monte Toraro con pezzi di lunga gittata.
All'uscita della 18a galleria, i resti di 5 pozzi in cemento affondati nella roccia rivelano la presenza di manufatti predisposti come fornelli da mina, per rendere impraticabile la strada nel caso di forzato abbandono della zona.
Tutti i tratti di strada a mezza costa, che dovevano prevedere l'attraversamento di canaloni, furono dirottati in galleria e, in situazioni di particolare esposizione allo scarico di valanghe, la strada fu organizzata e protetta con centine speciali di copertura (tettuccio paravalanghe con ferri a I murati a monte che appoggiavano su pali incastrati nel muro a valle).
16a galleria REGGIO CALABRIA (mt. 74)
17a galleria BERGAMO (mt. 52)
18a galleria PARMA (mt. 46)
Il 20 luglio 1917 la "Grande Galleria" (19a), misurata allora in 370 metri, venne portata a termine.
I lavori, affrontati da 10 imbocchi diversi, produssero la realizzazione di un percorso pressoché elicoidale a quattro spirali irregolari che prendeva luce da 10 "finestre" utilizzabili anche come appostamenti per artiglierie.
A pochi metri dall'uscita, la 20a galleria, in un balzo altrettanto spettacolare, gira a spirale all'interno di un gigantesco torrione, fino a sbucarne quasi alla sommità. Il nucleo centrale del torrione, intorno al quale si avvolgono le tre spire elicoidali di questa galleria, è traforato da una serie di fornelli di mina scavati orizzontalmente nella parete ad intervalli regolari, adatti a contenere ognuno un paio di cassette di gelatina esplosiva con cui far franare l'intera guglia se fosse stato necessario interrompere la strada.
L'avanzamento in galleria, ottenuto mediante martelli perforatori ed esplosivo, risultava particolarmente impegnativo proprio nei lunghi tratti, per mancanza di una ventilazione sopportabile, mentre per l'illuminazione durante i lavori vennero usate comuni lampade ad acetilene.
19a galleria RE (mt. 318)
Nella primavera del 1918, la strada fu percorsa da Vittorio Emanuele III Re d'Italia.
20a galleria CADORNA (mt. 86)
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, il Gen. Luigi Cadorna fu sostituito nel novembre del 1917, in seguito alla disfatta di Caporetto.
21a galleria PORRO (mt. 20)
Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, il Gen. Carlo Porro seguì la sorte del suo comandante e, dopo Caporetto, venne sostituito dai generali Gaetano Giardino e Pietro Badoglio.
Verso la fine di settembre 1917 fu completato il tronco stradale, lungo 1,100 metri, che dalla 20a galleria, correndo circa 150 metri sotto il crinale della Bella Laita con una pendenza uniforme, arrivava fino all'impluvio della Val Camossara, in un punto poco al di sotto della selletta Cuaro.
22a galleria BREGANZE (mt. 8)
Non è certo, ma questa galleria potrebbe aver preso il nome dal Col. Giovanni di Breganze, ufficiale del Comando Supremo addetto ai rapporti con gli alleati.
23a galleria GENERALE CAPELLO (mt. 18)
Comandante dal 14 dicembre 1916 al 3 marzo del 1917 del V Corpo d'Armata, da cui dipendeva il settore Pasubio, il Gen. Luigi Capello fu schierato successivamente al comando della 2a Armata sul fronte dell'Isonzo fino alla rotta di Caporetto.
24a galleria BOLOGNA (mt. 16)
25a galleria AQUILA (mt. 11)
26a galleria NAPOLI (mt. 24)
27a galleria PICONE (mt. 98)
Il Cap. Corrado Picone sostituì il ten. Zappa al comando della 33a Compagnia Minatori dal 23 aprile 1917 alla fine del conflitto. Fu uno dei principali artefici della realizzazione della Strada della 1a Armata. La sua relazione tecnica per il comando del Genio, assieme agli appunti e ai ricordi personali, costituiscono la guida principale alla conoscenza delle caratteristiche della realizzazione.
28a galleria GENOVA (mt. 14)
29a galleria SPEZIA (mt. 31)
30a galleria MISS (mt. 10)
Con questa galleria, il cui percorso gira entro un torrione di roccia, la strada prosegue allo scoperto per un tratto di 327 metri girando la testata della Val Camossara es entrando nell'enorme apertura che separa la Bella Laita dal M.te Forni Alti.

Dai "Ricordi di un reduce del Pasubio" del s. ten. Ugo Cassina, dattiloscritto conservato nella Raccolta G. Pieropan presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza.

31a galleria GENERALE PAPA (mt. 72)
Comandante della Brigata Liguria sul Pasubio fino all'aprile del 1917, il Gen. Achille Papa nell'ottobre dello stesso anno cadde ferito a morte sulla Bainsizza, mentre visitava una trincea. Medaglia d'oro al V. M., al Gen. Papa si deve la trasformazione e l'organizzazione del Pasubio in un sistema di difesa fatto di camminamenti, tincee, gallerie, strade, postazioni. A lui sono dedicati anche la galleria che collega Cima Palon al Dente Italiano ed il rifugio a Porte del Pasubio.
32a galleria PALAZZOLO (mt. 48)
33a galleria 33a MINATORI (mt. 57)
L'ingresso di questa galleria corrisponde all'incirca a metà del percorso e ad una posizione dalla quale si può cogliere una splendida visione retrospettiva del tracciato.
La galleria è dedicata a quella 33a Compagnia Minatori del 5° Reggimento Genio che, al comando del Ten. Zappa e successivamente del Cap. Picone, fu la grande artefice della costruzione di questa gigantesca opera.
34a galleria GENERALE GIUStETTI (mt. 132)
Il Gen. Umberto Giustetti fu comandante del Genio della 1a Armata, dal 15 maggio 1917 al 20 marzo 1919.
35a galleria TRANI (mt. 10)
Si aggira ad altissima quota la scoscesa testata della Val Camossara dove, dopo l'uscita della 31a galleria, si entra nell'erto e ghiaioso impluvio, poco al di sotto dell'omonima forcella. Qui la strada presenta l'esempio tecnicamente più interessante e spettacolare della costruzione dei poderosi muraglioni, con funzioni di drenaggio a monte e sostegno a secco. Il muro a valle, costruito a secco aveva un'altezza media di circa due metri. Quello a monte, in pietra squadrata e malta di cemento, aveva un'altezza di 3,20 metri.
I massi, ricavati dalla vicina parete di M.te Forni Alti, furono abilmente quanto pazientemente scalpellati. Il volume complessivo del muro realizzato fu di circa 400 metri cubi.
Data la particolare conformazione, questo tratto era quasi interamente coperto da strutture paravalanghe.
La strada prosegue mantenendo un unico allineamento ed un'unica pendenza. Attraversando una decina di gallerie, questo tratto del percorso rivela paesaggi di una superba suggestione, con un effetto particolarmente sorprendente peer chi osserva dal Soglio Rosso questa parte del tronco stradale.
Incidendone le pareti rocciose sud-est e sud, dalle quali dipartono i ripidissimi e stretti canaloni Vajo del Motto, Vajo di Mezzo e Vajo del Ponte, la mulattiera aggira M.te Forni Alti fino a giungere alla testa di Fontana d'Oro (mt. 1.875), sotto l'omonimo passo, dove sono ancora visibili i resti del manufatto di una cabina elettrica di trasformazione.
36a galleria GARIBALDI (mt. 12)
Probabilmente dedicata al nipote dell'Eroe dei due mondi, Gen. Giuseppe (Peppino) Garibaldi, comandante della Brigata Alpi dislocata nella zona Col di Lana, dall'agosto del 1917 al termine del conflitto.
37a galleria BALILLA (mt. 26)
Nel dicembre del 1746 un giovane genovese, Giovanni Battista Perasso, detto Balilla, durante la guerra di secessione austriaca, con un gesto di ribellione dette inizio alla sollevazione popolare.
38a galleria TORINO (mt. 29)
39a galleria MANTOVA (mt. 53)
40a galleria TRENTO (mt. 10)
41a galleria 26a MINATORI (mt. 24)
La 26a Compagnia Minatori fu comandata in Pasubio con il gravoso compito dei lavori di mina sul Dente Italiano.
42a galleria MACERATA (mt. 19)
43a galleria POLESINE (mt. 55)
44a galleria ZAPPATORI LIGURIA (mt. 22)
Le Compagnie Zappatori, come quelle Minatori, erano riconosciute da un numero. E' presumibile che questa galleria sia stata dedicata alle due compagnie Zappatori del Genio aggregate al 157° e 158° reggimento di fanteria della Brigata Liguria, impiegate principalmente per i lavori di fortificazione sul Dente Italiano, che parteciparono anche alla costruzione di un tratto della Strada della Gallerie.
45a galleria PLOTONE 25a MINATORI (mt. 83)
Il plotone autonomo della 25a Compagnia Minatori fu comandato alla costruzione della Strada delle Gallerie nel periodo settembre-dicembre 1917.
La strada riprende ora una leggera pendenza e, nel percorrere alcune gallerie, si attraversa lo sperone roccioso del Soglio Rosso; all'uscita della 47a galleria si raggiungerà il punto più alto (mt. 2000) di tutto il percorso, da dove si gode uno dei panorami più interessanti: il Colle Bellavista con l'Ossario della 1a Armata, i monti Cornetto e Baffelan, il gruppo del Carega e la Catena delle Tre Croci sopra Recoaro. Da qui parte il poderoso contrafforte che decresce lungamente verso sud separando la Val Canale dalla Val Fontana d'Oro per terminare nelle spettacolari pareti del Soglio Rosso e del Soglio d'Uderle.
La mulattiera prosegue attraverso i resti di alcuni manufatti che testimoniano di un luogo decisamente abitato di ricoveri, baraccamenti per le truppe a riposo, alloggiamenti per i servizi e per le artiglierie anche di medio calibro posizionate sulla cresta sovrastante. Ora una leggera discesa accompagna all'ultimo tratto della strada che nel percorrere una cengia a picco sul sottostante Vajo Sud prima e, sulla strapiombante Val Canale poi, offre in ogni momento scorci e aspetti ricchi di fascino e suggestione.
Qui la discesa si accentua e nell'oltrepassare i resti della stazione d'arrivo di una teleferica, di alcune postazioni di artiglieria e di ricoveri, si entra in alcune gallerie a gradinate fino ad arrivare all'ultima che cala rapidamente per sbucare nell'intaglio di Porte del Pasubio e, di lì a pochi metri, al rifugio Gen. A. Papa (mt. 1928).
46a galleria PICENO (mt. 65)
Comandata in Pasubio dall'ottobre del 1917, la Brigata Piceno fu spesso impegnata sul Dente Italiano. Lo scoppio della mina del 13 marzo del 1918 provocò numerose vittime fra i fanti del Reggimento.
Nel novembre del 1917 alcuni militari furono impegnati nella costruzione della Strada delle Gallerie.
47a galleria PALLANZA (mt. 22)
Impeganat per un anno, dall'ottobre del 1917, nella zona della Val Posina con presidio al monte Pruche sul Pasubio, la Brigata Pallanza partecipò con alcuni fanti alla costruzione della Strada delle Gallerie.
48a galleria CESENA (mt. 14)
49a galleria SOLDATO ITALIANO (mt. 19)
Questa dedica risale ad anni recenti poiché la galleria fu costruita dopo la partenza del capitano Picone. La Strada passava allora all'esterno.
50a galleria CAV. VITTORIO VENETO (mt. 27)
Anche questa galleria è successiva alla partenza della 33a Compagnia Minatori del Pasubio. Ricorda i combattenti sopravvissuti alla Grande Guerra ai quali, nel 1968, è stata riconosciuta l'onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto.
51a galleria PLOTONE MINATORI SARDO (mt. 66)
Il Plotone Minatori Sardo fu protagonista dei grandi lavori di mina sul Dente Italiano. Fu comandato alla costruzione della Strada delle Gallerie nella parte finale della sua realizzazione, dal tratto Fontana d'Oro a Porte del Pasubio.
52a galleria SARDEGNA (mt. 86)
Rifugio Gen. Achille Papa
Le Porte del Pasubio
Sul crinale sommitale del Pasubio, dal maggio 1916 all'ottobre del 1918, la guerra non conobbe soluzione di continuità, costituendo un primato, certamente tragico, nella storia della Grande Guerra, che spiega almeno in parte, la grandiosità delle opere realizzate in uno spazio sostanzialmente così limitato. Il riferimento vale certamene per i manufatti costruiti in superficie, ama ancor più per le opere ricavate nelle viscere della montagna.
Alle Porte del Pasubio sorgeva una cittadella di baracche chiamata "el Milanin" (la piccola Milano), abbarbicata alle rupi e defilata al nemico, dove alloggiavano il comando di settore, le truppe di riserva e a riposo, i magazzini e un importante posto di infermeria.
Questo luogo rappresentava certamente la "città capitale" dei fragili abitati di baracche, organizzati con vie, piccole piazzette e addirittura botteghe, aggrappati con dei veri e propri miracoli di statica, in particolar modo fra i roccioni della Lora e sul M.te Trappola.
Porte del Pasubio fu certamente il "nodo stradale" della principali vie d'accesso al Pasubio, alla cui arditezza si aggiungeva quella talvolta temeraria delle teleferiche. Tra le Porte del Pasubio e il Soglio dell'Incudine giungevano ben quattro teleferiche che correvano lungo la Val Canale. Altrettante erano state costruite in Vallarsa, per i rifornimenti del tratto di fronte dal Corno della Lora, un'altra, probabilmente la più spettacolare dal punto di vista tecnico, saliva per la valle di Fontana d'Oro, nelle vicinanze di Forni Alti.
L'organizzazione del "sistema" comprendeva il grandioso impianto idrico (messo in funzione alla fine di aprile del 1917) che in partenza da una sorgente nei pressi di Malga Busi, imbrigliava e incanalava per mezzo di potenti propulsori elettrici l'acqua potabile che, superando un dislivello di quasi 1.300 metri, veniva distribuita fin nelle più lontane trincee attraverso circa 40 km di tubature. Nell'agosto dello stesso anno, la rete idrica del Pasubio fu potenziata alimentandola anche con un secondo acquedotto, che dal fondo della Val delle Prigioni pompava l'acqua fin sulla Lora.
Una fittissima rete di fili telefonici e telegrafici collegava i comandi e i più lontani posti di vedetta. Alcune centrali di distribuzione avevano la dimensione delle centrali installate in grossi centri abitati, tanti erano i fili che lì giungevano. Una grossa centrale elettrica riusciva a garantire l'energia a tutto il massiccio, permettendo di illuminare abbondantemente gallerie, caverne, camminamenti e gli altri luoghi di vita. L'impianto era costituito da quattro linee ad alta tensione e circa 8 km di linee aeree a bassa tensione e serviva ad alimentare oltre 3.000 lampade.
Il Pasubio fu attraversato da centinaia e centinaia di caverne-rifugio, da oltre 10 km di gallerie, da circa 50 km di camminamenti e trincee della profondità media di 2 metri. Per approntare le strade la roccia fu tagliata per 500 km, facendo brillare decine di migliaia di mine.
I reparti di fanteria costruirono i camminamenti portanti alle linee avanzate delle trincee, delle caverne e dei ricoveri di prima linea.
Ma fu la straordinaria opera del Genio che coordinò il complesso di tutti i lavori, approntando piani, emanando direttive, fornendo materiali, mezzi e specialisti.