"La costruzione del tratto di strada lungo il costone meridionale della Bella Laita fino a raggiungere la parete di Forni Alti nel canalone di Val Camuzzara, poco disotto della selletta Cuaro, si deve alle cure assidue e continue del capitano Picone e del sottotenente Forestiere, quest'ultimo giunto in compagnia alla fine di agosto.
Picone dirigeva tutti i lavori stradali ed illuminava col suo consiglio l'opera di tutti quanti. Però questo tratto ricevette da lui il maggiore interessamento personale. Qui, più che altrove, concentrò la sua attività meravigliosa.
Non c'era che Ruffini che potesse competere con lui nelle rapide e lunghe corse montane. Mi rammento che, quando ero in loro compagnia, spesso ero costretto a fermarmi ansante e sudato per riposarmi un poco.
Ai primi di agosto, data del trasloco del comando di compagnia da Bocchette di Campiglia a Bella Laita, questa era fornita di una sola baracca 3x5 che era servita a Ruffini ed a me, e di un'altra baracca di circostanza, costruita principalmente con "eternit" dove avevano alloggiato i sergenti dei nostri drappelli.
Ma in breve queste baracche furono contornate da altre. Vennero stesi altri piccoli rami di teleferica. Vennero innalzate numerose tende Carbone. Dove prima erano rocce deserte, forse mai calpestate da piede umano, sorse in breve un popoloso paese in legno e tela, ospitante qualche centinaio di uomini: minatori della compagnia o centurioni di Surdo, bel tipo di pugliese, direttore della mensa del Comando.
Lassù venne eretta una bella veranda, dove spesso si riunivano gli ufficiali della Bella Laita, per ammirare il panorama magnifico in quel punto: da una parte si stendeva sotto lo sguardo dell'osservatore tutta la Val Leogra con la pianura vicentina, la catena dei Lessini con le cime più vicine del Cornetto e del Baffelan; e, dall'altra parte, la triste Val Posina con le cime nemiche del Majo e della Borcoletta, la cima Palon, il Corno del Pasubio e, più indietro, il Col Santo.
Da quella veranda, spesso, sebbene inutilmente, partivano numerosi colpi di fucile agli areoplani crociati che di sopra volteggiavano e, la sera, sguardi di ammirazione per gli effetti di luce prodotti da riflettori nostri o nemici che striavano la Val Posina di fasci luminosi, spianti a vicenda i movimenti che, fra le tenebre, gli opposti nemici avessero in animo di fare.
Nessun osservatorio migliore della veranda di Bella Laita, nelle notti in cui o noi o il nemico tentavamo reciprocamente di sloggiarci dai terribili roccioni del Majo.
Quando, più tardi, venne fondato il drappello di Fontana d'Oro, la mensa di Bella Laita era la tappa ristoratrice, il punto di ritrovo fra gli abitatori di Bocchette Campiglia e quelli di Fontana d'Oro.
Credo che nei dintorni non esistesse un luogo più pittoresco, più isolato, e quindi più tranquillo, di quello dei baraccamenti di Bella Laita.
Tutto vi arrivava da Boccette di Campiglia (ove sempre restava un nostro distaccamento) e, a Bocchette, era congiunta solo dai vari rami del nostro teleforo e della strada costruita che, non essendo ancora ufficialmente aperta al transito, era percorsa più che altro dalle salmerie della compagnia.
Più tardi venne collocata una tubazione che portava l'acqua da Fontana d'Oro (ove già arrivava), attraverso Caneve di Campiglia e la selletta Cuaro, fino alla Bella Laita, evitandone il lungo trasporto che, per teleforo o mediante muli, bisognava fare da Bocchette." |
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