Val di Cembra
Trento |
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Val di cembra, suggestiva vallata a cavallo tra i ritmi vorticosi dell’asta dell’Adige, le magie dolomitiche delle valli di Fiemme e Fassa e il fascino selvaggio della catena dei Lagorai. A pochi chilometri da Trento.
Il susseguirsi ininterrotto di vigneti arrampicati su ripidi pendii circondati dal bosco e il colore grigiobruno di grandi lavagne di pietra, screziate di vene e sfumature dal giallo al viola, che si erigono verticali, improvvise, sullo sfondo dei paesi: queste immagini colpiscono chiunque percorra la val di Cembra, suggestiva vallata a cavallo tra i ritmi vorticosi dell’asta dell’Adige, le magie dolomitiche delle valli di Fiemme e Fassa e il fascino selvaggio della catena dei Lagorai. A pochi chilometri dal capoluogo trentino, verso nord, nei pressi di Lavis si intuisce sulla destra l’imbocco, appena accennato e protetto dalle colline della piana rotaliana, di un solco vallivo che si incunea tra le montagne. E risalendo i primi tornanti che portano a Verla e Palù di Giovo si intuiscono subito anche le due anime della valle, protesa verso la città ma solidamente ancorata alle sue radici montanare e contadine; una storia caratterizzata da racconti che parlano di viti e prezioso vino, ma anche di porfido, una pietra che ha determinato il destino e il benessere delle popolazioni di questo luogo. Per secoli questi territori, sospesi in equilibrio sui ripidi versanti creati dallo scorrere impetuoso del fiume Avisio, furono il naturale ponte di transito tra la millenaria cultura della Magnifica Comunità di Fiemme e la città dei Principi-Vescovi. Ma non solo: fino al secolo scorso, a causa delle frequenti inondazioni dell’Adige nella sottostante Piana Rotaliana, favorite anche dalla sovralimentazione idrica apportata dal torrente Noce che scende dai ghiacciai delle valli di Non e di Sole, la val di Cembra si trovò ad essere il percorso ideale nelle comunicazioni tra il Tirolo e la pianura veneta. Questo tracciato, chiamato “Semita Karoli” e frequentato già in epoca romana, fu nel 1494 il palcoscenico e lo sfondo degli acquerelli del grande pittore Albrecht Dürer durante il suo viaggio dalla Germania verso Venezia. Oggi, in ricordo del suo passaggio, è stato realizzato un suggestivo percorso escursionistico, il “Sentiero del Dürer”, che da Salorno sale fino al lago Santo e percorre la val di Cembra. Tra Faver e Segonzano, su uno sperone roccioso, si possono ammirare ancora oggi i ruderi del castello dove l’artista soggiornò e che fu immortalato in alcune splendide opere pittoriche. Straordinario monumento naturale e una delle immagini del Trentino più conosciute nel mondo, insieme ai panorami dolomitici, le piramidi di terra di Segonzano valgono da sole una visita in questa valle. In continua evoluzione, questi incredibili e irreali capolavori della natura si sono formati nel Quaternario (circa 50.000 anni fa) a seguito della disgregazione dei fianchi della montagna operata dai ghiacciai dell’Avisio. Il rio Regnana, erodendo fino alla base rocciosa la massa morenica costituita da sabbia, argilla e grossi blocchi di pietra, ha creato dei crinali che l’acqua piovana poi ha “ripulito” e rifinito, lasciando intatte solo le superfici protette da massi di grandi dimensioni che hanno fatto da “tetto” agli strati sedimentari sottostanti. Il sole e il vento che asciugano in fretta il materiale morenico hanno completato l’opera e sono nate così queste straordinarie colonne e torri cilindriche, che sembrano uscite da un libro di fiabe. Quando la pietra sommitale cade, le piramidi, aggredite e consumate dalla pioggia, si fanno sempre più appuntite, come spilli che bucano il cielo, prima di trasformarsi inevitabilmente, con lo scorrere del tempo e delle stagioni, in ciotoli e sabbia! Un’altra conformazione tipica in quest’area è quella “a cresta”, costituita da una lama quasi verticale di terreno seghettato e affilato, la cui formazione è dovuta all’assottigliamento dello spartiacque compreso tra due canaloni. Questi “veli” di terra si alternano a piramidi isolate e a nuclei raggruppati a “canna d’organo”. Fin qui la spiegazione della scienza, ma è molto più suggestivo immaginare che queste ardite costruzioni siano opera dei folletti e delle creature del bosco, che su queste montagne hanno dato origine a molti racconti e leggende; gli “Omeni de Segonzan”, gli “Uomini” come chiamano le piramidi di terra da queste parti, sono protagonisti di storie che si perdono nella notte dei tempi. Ricca di emozioni per i sensi l’anima agricola della val di Cembra: i profumi inebrianti del vino si miscelano, arricchendosi, con i colori indescrivibili della natura che si esaltano nell’autunno, quando i verdi cupi delle abetaie fanno da cornice all’esplosione di rossi, gialli, viola delle viti. E poi ancora le tonalità brune, grigie, rosse e violacee dai riflessi a tratti dorati e argentati delle grandi lastre di porfido che incidono i profili dell’orizzonte. Arrampicati a mezza costa, i paesi della valle con le loro case colorate nelle tinte pastello che risentono delle tradizioni e della cultura mitteleuropea, fanno da ideale elemento di congiunzione tra i profili montuosi e i terreni coltivati che precipitano verso lo stretto fondovalle, interamente occupato dalle acque dell’Avisio. Una singolare caratteristica salta subito all’occhio: probabilmente non esiste, in tutta la val di Cembra, un solo metro di vigneto... in piano. Arditi terrazzamenti, sostenuti da una ragnatela infinita di muretti a secco, hanno conquistato, inventandoli, spazi inesistenti, rubati alla verticalità della montagna. Di origine tedesca, il vitigno Müller Thurgau, ha trovato tra le montagne della val di Cembra la sua patria ideale. Tutti rigorosamente situati sopra i 500 metri di quota, esposti a un forte irraggiamento solare, i vigneti producono un nettare aromatico, dal bouquet piacevolmente acidulo, che ha conquistato gli intenditori di tutto il mondo. A Cembra, capoluogo della valle e recentemente divenuta “Città del Vino”, si organizza tutti gli anni una manifestazione enologica di rilievo internazionale: la Rassegna dei Müller Thurgau dell’arco Alpino. Durante il mese di luglio, provenienti da Germania, Svizzera, Austria e altre regioni europee, i produttori di questo vino “nobile ed elegante”, ideale come aperitivo e con i più raffinati piatti di pesce, si ritrovano in val di Cembra per confrontare le loro produzioni; per i turisti è un’ulteriore occasione, tra una degustazione guidata e un incontro gastronomico esaltato dai sapori della cucina tradizionale trentina, per scoprire le bellezze naturali e culturali di quest’area valligiana. |
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