La Madonna di San Luca e l'origine del Santuario
DA COSTANTINOPOLI A BOLOGNA
Le prime notizie relative all'immagine sono affidate, come spesso accade, alla tradizione popolare. Secondo la tradizione e da un atto notarile, ritenuto per molto tempo autentico ma non più tale oggi, l'immagine della Madonna, dipinta da San Luca, arrivò a Bologna da Costantinopoli. Un pellegrini, Teocle Kmnia, la ricevette in consegna dai sacerdotidel tempio di S. Sofia con l'impegno di portarla sul Monte della Guardia. A Roma seppe dal senatore Pascipovero, che tale monte si trovava nei pressi di Bologna e qui la portò consegnandola agli anziani della città.
L'8 maggio 1160, il vescovo Gerardo Grassi, che resse la chiesa bolognese dal 1148 al 1165, consegnò la tavola ad Azzolina e Beatrice Guezi, pie romite che facevano vita penitente sul Monte della Guardia. Le due romite collocarono l'effige in una chiesetta dedicata a San Luca prossima al romitorio. Ad Azzolina e Beatrice successe, nella custodia dell'immagine, Angelica Bonfantini, che si adoperò molto per la costruzione della prima chiesa, essendo ormai l'immagine entrata nella venerazione popolare. Angelica, per dare maggior rilievo all'avvenimento, interessò il pontefice Celestino III, che il 23 settembre mandò da Roma la prima pietra da lui benedetta. Essa fu posta nei fondamenti il 15 maggio 1194 dal vescovo Gerardo.
A custodire l'immagine, dopo l'avvicendarsi di alcune comunità religiose, nel 1249 furono chiamate alcune monache domenicane provenienti dal monastero di Rozzano. Esse conservarono l'incarico fino alla soppressione napoleonica del 1799. La loro comunità dipendeva dal monastero di S. Mattia, che reggeva per mezzo di una vicaria la comunità fuori le mura.
Esse per cinque secoli custodirono e vegliarono l'immagine, favorendo la pietà dei pellegrini verso la Madre di Dio.
La venerazione verso la sacra immagine continuò per due secoli, in mezzo alle vicende burrascose di guerre, discordie e torbidi politici, nei quali si trovarono coinvolte le principali famiglie della città.
Questo stato di cose influì così fortemente sulle condizioni del Santuario che alla fine del 1300 era pressoché abbandonato. Cessato il pellegrinaggio dei devoti, venute meno le offerte, le suore erano ridotte ad un esiguo numero e tutto sembrava destinato alla rovina.
LA PRIMA DISCESA DELLA S. IMMAGINE
Un avvenimento inaspettato inserì nel 1433 la Madonna di San Luca nella storia della città, e da quella data non ne fu mai più separata.
Tutte le vicende liete o tristi ebbero un'eco nel santuario, facendo l'immagine venerata partecipe della gioia e delle sventure di Bologna.
Secondo le cronache dell'epoca, continue piogge cadute nei mesi di aprile maggio e giugno, minacciarono di compromettere i raccolti, con la prospettiva di una lunga carestia, già presente a causa delle recenti guerre subite.Graziolo Accarisi, giureconsulto bolognese in quel periodo, suggerì agli Anziani di trasferire l'immagine della Madonna dal Monte della Guardia in città e portarla in pubblica processione.
La proposta fu approvata dal vescovo beato Nicola Albergati e dal Consiglio degli Anziani e il 4 luglio i confratelli della compagnia si S. Maria della Morte levarono la sacra effige dalla chiesa e, sotto il diluviare la portarono in città, fermandola per la notte nella chiesa di S. Maria di Val di Pietra (oggi S. Giuseppe dei Cappuccini). La mattina dopo, una domenica, tutta la città per
bando degli Anziani si diresse a porta Saragozza per incontrare l'icona.
Quando questa giunse alla porta cessò la pioggia e il sole uscì splendido tra le nubi, in un cielo tersissimo, con immenso giubilo dei cittadini. A segno di gratitudine per il grande favore, gli Anziani decretarono che ogni anno, nella prima domenica di luglio, l'immagine fosse trasferita in città, affidandone l'incarico ai confratelli di S. Maria della Morte. Tale consuetudine è rimasta fino ad oggi, con la variante che nel 1476 fu anticipato il tempo della discesa al sabato avanti l'Ascensione, facendo coincidere il trasporto dell'effige con le Rogazioni minori.
Il prodigio ebbe anche il felice effetto di risvegliare la devozione verso la Madonna di S. Luca e di interessare i Bolognesi circa le sorti, molto tristi, del santuario. Ripresero le offerte e con esse i restauri dell'edificio che venne del tutto rinnovato e consacrato il 1° luglio 1481, sotto il governo del cardinale Francesco Gonzaga.
LA NUOVA BASILICA
I lavori per la nuova basilica terminarono nel 1713. Ci si accorse però che la nuova cappella maggiore, ricca di marmi, statue e tele, era in forte contrasto con il restante corpo della chiesa, rimasto molto modesto e povero. I fabbriceri decisero allora coraggiosamente di demolire la recente costruzione per dar luogo a un nuovo e più vasto tempio, degno della sacra immagine e della città stessa di Bologna.
IL 26 luglio 1723 fu dunque posta la prima pietra del nuovo edificio, affidato all'architetto Carlo Francesco Dotti (1660-1759). I lavori proseguirono per 42 anni e il 25 marzo 1765 il cardinale arcivescovo Vincenzo Malvezzi poteva consacrare il tempio.
Alla fine del XVIII secolo la rivoluzione francese, giunta a Bologna, fece sentire i suoi tristi effetti anche al santuario. Molte suppellettili preziose dovettero essere consegnate ai francesi, la compagnia si S. Maria della Morte venne soppressa (1796) e da allora la sacra immagine, durante le rogazioni invece che in S.Maria della Morte, fu portata in Metropolitana, come accade oggi.
Le suore, l'11 febbraio 1799, furono tolte dal loro monastero, dopo cinque secoli di devota vigilanza all'immagine. Successero i Domenicani fino al 1824, quando il cardinale Carlo Oppizzoni, esentando il santuario dalla giurisdizione parrocchiale e direttamente assoggettandolo all'arcivescovo, lo affidò ai sacerdoti diocesani diretti da un Vicario Arcivescovile.
Negli anni successivi furono compiuti grandi lavori di restauro e abbellimento come il rivestimento in marmo della cappella maggiore (marmi donati da Pio IX) e nuovi altari anch'essi in marmo. Nel 1922 s'iniziarono i lavori per la decorazione della cupola, terminati nel 1950.

IL PORTICATO
L'idea partì dal sacerdote Don Ludovico Genaroli (o Zenaroli) per favorire il pellegrinaggio, con l'originale struttura, in ogni stagione dell'anno. La prima pietra fu posta il 28 giugno 1674 e l'architetto destinato all'eccezionale impresa fu Giacomo Monti.

L'opera fu terminata nel 1732 sotto la direzione dell'architetto Carlo Francesco Dotti, che progettò anche l'rco del Meloncello che unisce i due portici, quello della città, da porta Saragozza, e quello del monte fino al santuario.
La costruzione consta di 666 archi e di 15 cappellette che ricordano i misteri del Rosario.
L'intero percorso coperto è di 3.796 metri.

LA BASILICA
L'esterno si presenta al visitatore grandioso ed imponente nella fastosa architettura barocca. Sulla porta maggiore la lapide ricorda la munificenza di Benedetto XIV che nel1756 fece erigere a sue spese la facciata. Ai lati della porta maggiore sono sistemate due statue: S. Luca e S. Marco, di Bernardino Cametti, già in presbiterio.

L'interno, solennissimo, è a forma di ellisse, con sette cappelle e la elegante cupola. Ricco di marmi preziosi, tele e pitture di grande valore, lascia l'impressione della sontuosità con cui i bolognesi vollero decorare la dimora della loro patrona.

LA CAPPELLA MAGGIORE E LA S. IMMAGINE
La più suggestiva e la più ricca del santuario, conserva in alto, in una fastosa icona, l'Immagine della Vergine e del Bambino. La pittura fissata su tavola, alquanto deteriorata dal tempo, risente dell'arte bizantina e nella forma attuale risale probabilmente al secolo XII, o prima metà del secolo XIII. L'immagine nasconde sotto un'altra effige, molto più antica, probabilmente del secolo X - certamente prima del mille.
Da piccoli saggi operati sull'immagine si è potuto rilevare la primitiva pittura, i cui colori sono molto belli, più intensi e brillanti. L'immagine annuncia uno stile diverso, più perfetto dell'attuale.
Secondo la tradizione, comune a molte altre immagini, sarebbe stata dipinta da S. Luca.
La Vergine in espressione dolce, un po' severa e alquanto mesta, ha uno sguardo penetrante e profondo, che colpisce l'osservatore.
Il Bambino, meno visibile perchè nascosto dal frontale, è solenne e maestoso e benedice in atto ieratico, con la mano destra alzata e le dita unite alla maniera bizantina.
L'immagine è ricoperta da un prezioso frontale in argento che sostituisce l'altro, cesellato dal fiammingo Jan Jacobs di Bruxelles nel 1625.
Su di esso sono sistemati donativi di grande valore, offerti alla Madonna; una croce di brillanti con relativo anello, dono del card. Viale Prelà, l'anello di Pio IX, l'anello del card. Svampa e molti altri.
Sopra l'immagine, sostenuta da due angeli, è collocata la colonna di Pio IX.
Al centro della cappella maggiore l'altare, di rari marmi, disegnato da Angelo Venturoli e sull'altare, i candelieri di bronzo dorato, sostituiscono quelli d'argento portati via da Napoleone.
Ricchissimi marmi e bronzi dorati rendono la cappella imponente e solenne.
La cappella è completata dalle pitture di Vittorio Bigari (1692-1776), che adornano il catino dell'abside e la cupola e rappresentano la Madonna che viene ritirata da S. Luca e la glorificazione della Vergine coi santi protettori di Bologna.