Montecerignone | |||||
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Storia
Situato al centro della regione storica del Montefeltro, tra i monti Faggiola, Carpegna, Montecopiolo e San Paolo, Montecerignone deriva il proprio nome dalla pianta del cerro: Mons Cerignonus-ni, Mons Cerigno-onis. Il paese è allungato su un solido costone tufaceo, ed è bagnato dal fiume Conca, l'antico Crustumium. Il ritrovamento di una testina bronzea raffigurante un sileno barbuto, ora conservato al Museo archeologico di Ancona e datato in tomo ai primi due secoli dell'Impero, testimonia la civilizzazione del sito già in periodo romano. Il paese conserva intatta la struttura urbanistica quattrocentesca e, fin dai tempi antichi, venne diviso in Castello e Borgo. Il Castello, i castrum medievale, si inerpica fino alla Rocca, costruita nel secolo Xlll dai Conti di Montefeltro. Dopo alterni accadimenti, la Rocca, già dominio del Vescovo feretrano Ciaro Peruzzi, nel 1389 fu infeudata da Bonifacio IX al Conte Antonio da Montefeltro. Tranne brevi intervalli (1448-1464) sotto i Malatesta e di un soffio di stagione sotto il Duca Valentino Cesare Borgia e i Veneziani, all'inizio del secolo XVI, fu dominio dei Duchi di Urbino fino alla morte di Francesco Maria Il della Rovere nel 1631. Per la posizione strategica, Montecerignone fu privilegiato del titolo di Terra, e per lungo tempo fu sede dell'unico Tribunale montefeltrano e del Commissario feretrano, giudice di seconda istanza, le cui sentenze sono conservate nell'archivio storico del Comune. Commissario feretrano nel 1447 era Vito Antonio de Tonsis, legato alla storia più letteraria che politica, perché rinvenne nell'archivio storico il cosiddetto "Dante di Montecerignone", oggi in Archivio di Stato a Firenze, che tramanda un commento al XXVII canto dell'Inferno. Dopo la traslazione del Tribunale a San Leo, il paese ricoprì la stessa funzione in due solenni contingenze, e precisamente il 2 settembre 1445, con la presenza del cardinale di Aquileia, e il 4 dicembre 1463, con sede nella celebrata chiesa di Santa Croce, onorata dalla presenza del cardinale di Santa Cecilia. Nel corso di questi incontri vennero sottoscritti gli Statuti feretrani. La Rocca, dimora estiva di caccia di Federico da Montefeltro, nelle sue linee disegna le cure inimitabili dell'architetto senese Francesco di Giorgio Martini che, nella fronte rivolta sull'abitato in particolare, ha lasciato l'impronta della sua potenza creativa nell'euritmia del succedersi dei piani e nella semplicità lineare della sequenza delle aperture. Ai piedi della Rocca Palazzo Begni, di pregevole fattura rinascimentale, incornicia l'omonima piazza. Scendendo da Piazza Begni si incontrano, a breve distanza tra loro, la chiesa parrocchiale di San Biagio, la seicentesca chiesa-oratorio della Confraternita della Madonna del Divino Soccorso - uno dei più suggestivi edifici sacri di tutta la vallata del Conca - e la monumentale chiesa di Santa Caterina, costruita alla fine del XV secolo, consacrata dai Cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta. Nella chiesa intitolata al patrono del paese viene conservata una preziosa Croce Latina del XII secolo. La tradizione vuole che i Crociati di ritorno dalla Terra Santa abbiano recato con sé un frammento della Croce del Cristo; da questo episodio ebbe origine l'antichissima Fiera di Santa Croce, che si tiene la prima domenica di maggio. Nella chiesa di San Biagio si trova inoltre un Ecce Homo attribuito al Vivarini. Nel cuore del paese è Piazza Clementina, che celebra i natali di Giovanni Vincenzo Ganganelli, futuro Papa Clemente XIV. Il Borgo, un tempo sede di mercato e di botteghe artigiane, vanta una loggetta quattrocentesca di pregevole fattura. Dal Borgo, attraverso un ponte, si accede alla riva sinistra del Conca. Procedendo lungo la strada, a un quarto di miglio, si incontra la chiesa di Santa Maria in Reclauso, che esibisce in cima alla facciata la statua di una Madonna, già Omainento superbo del Conventino. Questo edificio, eretto verso la fine del XV secolo in località Fonte Buona, nei pressi di un'antica celletta nota con il nome di Maestà del Mugnone, per opera del frate Domenico Spadafora, conserva al suo interno un arco quattrocentesco di raffinata eleganza. Il Beato Domenico morì nel suo convento il I 5 dicembre 1521 e venne elevato agli onori degli altari da Benedetto XV nel 1921. Il suo corpo incorrotto fu traslato nella Chiesa di Santa Maria in Reclauso nel 1677, dove ancora si conserva. Il paese presenta al visitatore il suo ridente panorama ricco di percorsi per piacevoli passeggiate, con l'aria profumata dalla pineta della Faggiola oltre alla gastronomia semplice e raffinata, magnificata dalla tramandata sagra del bustreng, leccornia che discende da un ricettario ormai mitico. |
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