Già da prima che ne iniziassero la costruzione, nel 1927, la Linea Maginot aveva fatto parlare di sè più d'una volta, trovandosi al centro di aspre polemiche. C'era chi la considerava come la soluzione a tutti i problemi di difesa e chi, all'opposto, la presentava come un enorme quanto inutile spreco di cemento, acciaio e denaro.
André Maginot, ministro della guerra dal '22 al '24, aveva conosciuto le medesime amarezze e delusioni subite dall'ingegner Eiffel in occasione della costruzione della sua famosa torre.
Durante i lavori, iniziati nel 1930 e che dovevano finire nel '36, i contrasti si erano prolungati e quando la costruzione fu terminata, l’enorme "complesso Maginot", lungo oltre 400 chilometri tra il confine con la Svizzera e quello con il Lussenburgo (senza contare il settore che va dalla Svizzera al Mediterraneo), aveva portato il governo francese a trascurare le altre spese per la difesa nazionale.
Dopo gli effimeri applausi per l’accordo politico di Monaco, lo spettro della guerra si era allontanato, al punto che le guarnigioni dell'enorme apparato cantavano "Tout va très bien, Madame la Marquise
". Pochi anni dopo, l'inadeguatezza dell'intera linea Maginot, concepita su concetti antiquati di una di una guerra difensiva di sbarramento che non teneva conto della mobilità di un esercito moderno basato sull'impiego generalizzato di reparti meccanizzati e blindati, si rivelò pienamente quando le forze d'invasione germaniche semplicemente la scavalcarono o la aggirarono dopo aver invaso Belgio e Lussemburgo.
Oggi, la Linea Maginot e le sue fortificazioni, un sistema di gallerie, ascensori, impianti di ventilazione e strade sotterranee, molte percorse da binari, che permettono di collegare gli alloggi, i depositi di armi e munizioni,ospedali, mense e dormitori, magazzini viveri e per l'acqua, sono divenute un’attrazione turistica e alcuni fortini sono stati ceduti a privati che li hanno adattati addirittura a case per le vacanze.
Oggi i visitatori possono percorrere tutta la linea, dall’altopiano di Montdemy fino al Reno, dal fortino di La Ferte, vicino a Sedan, dove 107 soldati sorpresi dai tedeschi morirono asfissiati, fino al Simserhof, in Alsazia, la cui guarnigione comprendeva oltre mille uomini. Una vera citta’ sotterranea a piu’ di trenta metri di profondita’, dove ogni cosa ancora funziona alla perfezione e i meccanismi non sembrano affatto sentire il peso degli anni. Tutti i sistemi di riscaldamento, di ventilazione e di purificazione dell’aria sono ancora in grado di funzionare, cosi’ come l’armamento, perfettamente lubrificato. Le cucine luccicanti sembrano pronte a sfamare interi reparti e i refettori pronti ad accoglierli, come se il tempo non fosse riuscito a penetrare le blindature e i muri di calcestruzzo spessi tre metri.
Nel ripercorrere queste gallerie sembra di rivivere il 14 giugno del 1940 quando alcuni fortini della Saar riuscirono a respingere un formidabile attacco. Essi resistevano ancora il 24, quando l’armistizio era gia’ stato firmato da otto giorni. Purtroppo, quella doveva essere l’unica vittoria difensiva riportata dai Francesi in quella sfortunata campagna.
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