La vicenda e i personaggi
I “videogiochi”
L’inchiesta del pubblico ministero John Woodcock parte dal tentativo di Rocco Migliardi, un imprenditore lucano, di procurasi dal Monopolio di Stato le licenze per mettere in commercio migliaia di schede contraffatte per videogiochi da bar, importate da Taiwan. Si tratta di giochi in apparenza innocui, ma in realtà taroccati, che con una combinazione di tasti si trasformano in slot machine o videopoker, e sarebbero dunque proibiti. Migliardi, in cerca di appoggi e soci, si rivolge prima all’amico imprenditore veneziano Ugo Bonazza, che a sua volta è ottimo conoscente di Vittorio Emanuele. Il principe viene coinvolto per trovare un contatto al ministero e diventa presto stando al castello accusatorio - uno dei motori della brigata. Qui entrano in scena Gian Nicolino Narducci, uomo di fiducia del principe, e Achille De Luca, faccendiere, per gli inquirenti organizzatore materiale dell’approccio ai funzionari del Monopolio.
Il casinò
Da questo primo affare l’attenzione si sposta poi al casinò di Campione: Bonazza, attraverso Vittorio Emanuele, ottiene dal sindaco di Campione Roberto Salmoiraghi l’incarico ufficiale di procacciatore di clienti per i tavoli da gioco. In realtà secondo la prosa giudiziaria degli inquirenti l’uomo sarebbe un prestanome di Migliardi nei rapporti con il casinò: “il Migliardi, il Bonazza e il Savoia previa intesa illecita con il sindaco di Campione instauravano uno stabile rapporto (solo formalmente stipulato con il solo Bonazza)” con la casa da gioco “impegnandosi il Migliardi a portare presso il Casinò di Campione, con l’evidente finalità di farli giocare, facoltosi “personaggi siciliani”, amici del Migliardi medesimo, Migliardi destinato proprio per tali motivi a rimanere “parte occulta” della descritta pattuizione, concertata appunto dal Savoia, dal Bonazza, dal Salmoiraghi e, ovviamente, dal Migliardi Rocco medesimo”. Il tutto in rapporto con la famiglia Tancredi, secondo i magistrati “legatissima al Migliardi Rocco, vero e proprio punto di riferimento nel predetto settore del “gioco d’azzardo” in territorio lucano; dedita, altresì, alla realizzazione di operazioni di riciclaggio di danari provenienti da attività illecite effettuate tramite l’instaurazione di relazioni con casinò autorizzati”.
Gli altri affari
A fianco a idee per nuovi affari, come l’affidamento per appalti sanitari e di telefonia in Bulgaria, attraverso il primo ministro Simeone, cugino di Vittorio, le intercettazioni si snodano poi tra l’organizzazione di incontri tra il Principe e prostitute, le riunioni dell’ordine cavalleresco, gli appuntamenti istituzionali di Vittorio Emanuele a Palazzo Chigi. Il figlio dell'ultimo re d'Italia cercava infatti di recuperare l'eredità dei Savoia, e in cambio era pronto a offrire all'allora premier Silvio Berlusconi i voti di persone e associazioni a lui vicine.
Salvatore Sottile: la Rai e il caso Mussolini
Tra i mediatori dei contatti con Monopolio, secondo gli inquirenti ci sarebbero anche Salvatore Sottile e Francesco Cosimi Proietti rispettivamente addetto alla segreteria del leader di An Gianfranco Fini ed esperto dell’ufficio. Ed è qui che si apre un capitolo a parte nelle intercettazioni. Molte di queste non hanno rilevanza penale, ma raccontano dei rapporti interni alla Rai o di vicende per altri versi clamorose, come l’esclusione delle liste di Alessandra Mussolini dalle ultime elezioni regionali nel Lazio. (m.r.)
(20 giugno 2006)
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