Forte Strino Vermiglio - Val di Sole (TN) |
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Il Forte Strino si trova lungo la statale del Tonale, fra l'omonimo Passo e l'abitato di Vermiglio. Appartiene al sistema di fortificazione del territorio trentino che venne ideato e portato avanti dallo Stato Maggiore austriaco all'indomani delle Guerre d'Indipendenza italiane, quando l'annessione del Lombardo-Veneto al regno d'Italia assegnò al Trentino Alto Adige il ruolo di confine meridionale dell'Impero Austro-Ungarico. In previsione di una guerra contro l'Italia, Trento divenne il perno sul quale si incentrò l'apparato militare del fronte sud, mentre il compito di bloccare l'accesso al territorio venne affidato a quasi trenta fortezze dislocate lungo i confini, divise in serie di sistemi difensivi autonomi collegati tra loro da strade, opere campali e linee telefoniche. Lo schema era dunque lo stesso: fortezze poste a tenaglia sugli opposti fianchi montuosi a chiudere il passo a possibili attacchi sulle vie di penetrazione. Il piano di difesa fu ideato dal generale Kuhn von Kuhnenfeld per i forti costruiti tra il 1860 e il 1862 e tra il 1876 e il 1895, e dal maresciallo Conrad e generale Schiesser per la terza ed ultima fase d'intervento negli anni che precedettero lo scoppio della prima Guerra Mondiale. Il fronte occidentale del Trentino, in particolare l'alta Val di Sole, fu il primo ad essere preso in considerazione: vennero costruite l'attuale strada del Tonale, voluta dal maresciallo Radetzky e aperta nel 1859, e la prima opera di difesa, il Forte Strino. Dovettero passare comunque diversi anni prima che la posizione venisse rafforzata. Dopo gli ani '80 (del 1800) infatti, l'attenzione degli alti comandi sulla zona si intensificò al punto che il complesso del Tonale arrivò a contare ben cinque opere permanenti: due a pochissima distanza, Forte Strino a cavallo della strada e Forte Velon subito a valle; sullo stesso fianco sinistro della vallata vi erano poi il Forte Mero e, più in alto ancora, il più recente e moderno di tutti, Forte Zaccarana, oltre quota 2000. Di fronte, sul versante opposto della valle, secondo il consueto schema a tenaglia, dominava il Forte Pozzi Alti o Presanella, a 1850 m. di quota. La costruzione di ogni opera era di competenza delle Direzioni del Genio Militare, dislocate nelle varie province dell'Impero coordinate dal Ministero della Difesa. Le regole generali di progettazione venivano integrate da meticolosi rilievi sui luoghi, raccolti in appositi quaderni. Il progetto definitivo era competenza del ministero; così come l'armamento di ogni forte, quasi sempre era affidato alle acciaierie Skoda. La parte costruttiva era invece affidata a imprese costruttrici della zona e a maestranze locali. Attorno ad ogni opera permanente vi era un anello di rispetto, nel quale non solo era proibita ogni costruzione, ma veniva rasa al suolo ogni pianta. Talvolta la zona di rispetto veniva estesa a settori molto ampi del territorio dichiarati zona militare e pertanto rigorosamente vietati ai civili. Le tecniche di costruzione erano naturalmente legate all'epoca, così come la progettualità. Ecco quindi che nelle prime opere, sortenegli anni '60 (del 1800) ed alle quali appartiene anche il Forte Strino, si ricorre a spessori molto grossi delle murature, costruite in pietra locale, con paramenti di sassi squadrati che ricercano effetti decorativi e formali in modo che feritoie, ingressi e fori per i cannoni conoscano delle varianti anche piacevoli. La copertura era spesso rivestita da un manto terroso tenuto ad erba rasa, per le conosciute capacità di smorzamento dei terreni incoerenti nei confronti delle esplosioni. Con il passare del tempo si affermò sempre di più il calcestruzzo armato, che cominciò a diffondersi proprio dalla metà dell'800. Dapprima mescolato alla pietra, cui era ancora affidato un valore decorativo e di finitura, e poi da solo, soprattutto nelle parti più esposte all'offesa nemica. E' il caso delle coperture, dove nel calcestruzzo veniva affogata un'enorme quantità di ferro sottoforma di putrelle di notevole spessore. Le cupole che accoglievano i pezzi (quasi sempre obici) erano d'acciaio con spessori fino a 500 mm. Tutte le soluzioni planimetriche e distributive erano dettate dal terreno e dall'altimetria, con la linea del fuoco avanzata verso il nemico ed i servizi per i pezzi e per i soldati posti dietro. Il Forte Strino, costruito a partire dal 1860, era un forte "tagliata", a 1538 m. di quota, a ridosso della strada che sale al Passo Tonale. In tedesco era perciò chiamato sia Werk (forte) che anche St?raßensperre (sbarramento stradale). Un portone in legno dalle tavole spesse 20 cm sbarrava il transito al ponte sul Rio Strino, dal quale era prelevata l'acqua corrente con canali in legno e pietra. Era di struttura compatta, quasi chiuso in se stesso, di forma semicircolare a due piani, con quattro torrette di tiro sul lato verso valle in casamatta avanzata rispetto al corpo restante della costruzione o al fabbricato. Era collegato al sottostante Forte Velon con una lunga e ripida scalinata in calcestruzzo e pietra, coperta a volta. Nei suoi caratteri architettonici e funzionali il Forte Strino esemplifica una concezione ancora tradizionale della difesa statica: una massa compatta destinata a reggere l'urto dell'impatto nemico, che verrà abbandonata qualche anno più tardi a favore di una più funzionale aderenza alla guerra di posizione. Una relazione dell'esercito italiano degli anni '80 (del 1800) lo dava armato di pezzi vecchi e custodito da un manipolo di soldati oscillante tra la decina e la trentina di effettivi. Alla vigilia del conflitto 1915/18 fu sottoposto ad un radicale ammodernamento e ritornò ad essere una macchina bellica efficiente. La sua parziale distruzione fu dovuta non agli eventi bellici, bensì all'attività dei cosiddetti "recuperanti" ceh, in anni di ristrettezze economiche, si dedicarono alla pericolosa - e spesso devastante - raccolta dei residuati bellici sparsi sul territorio, non risparmiando le strutture in calcestruzzo che, private del prezioso ferro di cui erano "armate", giacciono ormai in cumuli informi di macerie. Oggi, a quasi novant'anni dalla fine degli eventi che lo videro protagonista, il Forte è stato riportato alla luce dopo decenni di spoliazioni e abbandono; l'area è stata riconquistata al bosco con una campagna di lavori di scavo e ripristino quasi "archeologica", al termine della quale è stato riconsegnato alla comunità un testimone del proprio passato che il Comune di Vermiglio ha completato con testimonianze e cimeli della Guerra Bianca. |
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Forte Strino: planimetria | |||||||||
Forte Strino | |||||||||
Forte Strino e la strada del Tonale agli inizi del 1900 | |||||||||